PIGNATARO M. – Bufera sulla testimonianza del pluri-pregiudicato pastoranese Giulio Parisi verbalizzata nello studio dell’avvocato Filippo Trofino (allora difensore dell’ex sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca) il 20 maggio 2011, appena quattro giorni dopo le elezioni comunali pignataresi che avevano visto la vittoria dell’attuale sindaco Raimondo Cuccaro. La vicenda è delicatissima, di estrema rilevanza.
A dettare la linea, anche nella articolazione della strategia difensiva, come è dimostrato dalle intercettazioni ambientali in carcere, è sempre Giorgio Magliocca (Pdl, ex An), arrestato l’11 marzo 2011 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica (assolto in primo grado con il rito abbreviato, è in attesa del processo d’appello). Magliocca ripete più volte che occorre raccogliere delle testimonianze, fornendo pure gli spunti sui contenuti dei vari racconti da presentare alla magistratura. Nella annotazione della polizia penitenziaria del carcere di Avellino, relativa ad una conversazione intercettata tra Giorgio Magliocca e i suoi familiari, in data 4 maggio 2011, si fa esplicito riferimento a “così come dovrebbero dichiarare le persone che lui vorrebbe far testimoniare”. Ma che cosa dovrebbero dichiarare tali testimoni? Dovrebbero dire che – suggerisce Giorgio Magliocca – il figlio dell’attuale sindaco Raimondo Cuccaro (Pd, ex Ds), l’ex consigliere comunale Salvatore Cuccaro (Pd, ex Ds), alle elezioni amministrative del 2002 era “il cavallo di battaglia” del boss mafioso Lello Lubrano. Puntuale come un orologio svizzero, arriva la testimonianza, appunto quella di Giulio Parisi, tra l’altro presidente del circolo del Pdl di Pastorano e padre di Giulia Parisi, fidanzata con Alfonso Magliocca, fratello di Giorgio Magliocca.
Giulio Parisi fa mettere a verbale che alle elezioni amministrative del maggio 2002 il boss Raffaele Lubrano (detto Lello, ucciso in un agguato il 14 novembre 2002), suo amico e suo ex socio d’affari, lo invitò “a far convergere i voti dei miei familiari sulla lista del prof. Bovenzi ed in particolare sul candidato Salvatore Cuccaro”. E poi innesca la sua bomba termonucleare: “Davanti agli uffici dell’impresa facente capo a Raffaele Lubrano, in Pignataro Maggiore, via Vittorio Veneto, 1 – aggiunge Giulio Parisi –, incontrai mio nipote Francesco Parisi, factotum della stessa impresa. Mentre parlavo con mio nipote uscì dagli uffici Salvatore Cuccaro; chiesi a mio nipote cosa facesse in quegli uffici ed egli mi rispose testualmente: ‘E’ il nostro candidato, prossimo assessore ai lavori pubblici. Nel frattempo usciva dagli uffici Lubrano Raffaele che mi rinnovava la richiesta di voto per detto candidato”.
Non sfugge ai nostri appassionati lettori che una testimonianza del genere – se fosse confermata da riscontri oggettivi – avrebbe conseguenze devastanti sia a carico di Salvatore Cuccaro sia per il padre, l’attuale sindaco Raimondo Cuccaro (quest’ultimo grande accusatore di Magliocca). Testimonianza, quella di Giulio Parisi, nata dalla necessità di difendere Giorgio Magliocca che, tra la fine del 2001 e l’inizio del 2002, da consigliere provinciale di An in carica, si incontrò più volte con Lello Lubrano alla vigilia delle elezioni amministrative nelle quali Magliocca fu eletto sindaco per la prima volta. Summit, tra Magliocca e Lubrano – confermati in varie decisioni della magistratura, sulla scorta di testimonianze inoppugnabili -, ai quali parteciparono anche il già citato Francesco Parisi (factotum di Lubrano) e l’allora coordinatore provinciale dei giovani di Forza Italia, Eliseo Cuccaro, pure lui pignatarese e all’epoca dei fatti strettissimo sodale dell’ex sindaco. Le elezioni del 2002 si sa come andarono a finire: Giorgio Magliocca vinse alla grande; il suo avversario, il preside Giorgio Bovenzi (nella cui lista fu eletto consigliere comunale di minoranza Salvatore Cuccaro) non si presentò sul palco per il comizio di chiusura della campagna elettorale, ufficialmente per un improvviso “malore”, facendo così nascere le voci (del tutto infondate, sottolinea il preside Bovenzi) di minacce della camorra ed in particolare del boss Lello Lubrano.
Ma torniamo alla testimonianza di Giulio Parisi. Va precisato subito che per quanto riguarda l’indirizzo della sede dell’impresa edile di Lello Lubrano, Giulio Parisi non ha le idee molto chiare. Afferma, infatti, il sedicente testimone oculare e auricolare, di aver incontrato il boss all’indirizzo di via Vittorio Veneto, 1; in realtà quello esatto era via Vittorio Veneto, 5. Errore che si può spiegare facilmente con il fatto che nelle intercettazioni ambientali in carcere Giorgio Magliocca non riferisce mai ai suoi familiari l’indirizzo preciso della sede dell’impresa di Lello Lubrano. Ma questo è solo un dettaglio. Il dato rilevante è che Giulio Parisi (ricordiamolo, allora e attualmente residente a Pastorano) all’epoca dei fatti che espone nella testimonianza (cioè vicende dell’aprile e del maggio del 2002) non era un cittadino qualsiasi ma una persona che stava scontando una condanna di oltre due anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e altri reati, con affidamento in prova ai servizi sociali. La pena fu eseguita, appunto con l’affidamento in prova, dal 5 novembre 2001 all’8 luglio 2003, beneficiando inoltre degli sconti di pena previsti dalla legge. Di conseguenza è doveroso porsi alcune domande, anche chiamando in causa per una consulenza gratuita i valorosi avvocati che sappiamo essere tra i nostri lettori: 1) Come poteva il pluri-pregiudicato Giulio Parisi (residente in Pastorano), tra l’aprile e il maggio 2002, incontrarsi almeno due volte con il boss mafioso Lello Lubrano (una volta – dichiara-, a Pignataro Maggiore, pubblicamente) mentre lo stesso Parisi stava scontando una condanna con affidamento in prova ai servizi sociali? 2) È credibile che Giulio Parisi possa aver corso il folle rischio (incontrandosi con Lubrano) di essere visto dalle forze dell’ordine e quindi essere escluso dal beneficio dell’affidamento in prova e portato a scontare la pena in carcere? 3) Le forze dell’ordine tenevano sotto controllo la sede dell’impresa edile di Lello Lubrano, il boss e il suo factotum Francesco Parisi? 4) Giulio Parisi doveva restare nel Comune di residenza (Pastorano) o poteva circolare sempre liberamente per Pignataro Maggiore, luogo di residenza della moglie Giovanna Giuliano?
Non c’è dubbio alcuno che Giulio Parisi non fu mai notato dalle forze dell’ordine, in quel periodo, mentre si incontrava con Lubrano, altri mafiosi o con pregiudicati, perché avrebbero immediatamente segnalato la cosa al magistrato competente facendo finire in carcere lo stesso Parisi. Abbiamo a disposizione, inoltre, una sintesi delle annotazioni dei carabinieri della Stazione di Pignataro Maggiore che controllano più volte Francesco Parisi, senza mai notarlo con lo zio Giulio Parisi nel periodo in cui quest’ultimo sta scontando la condanna con affidamento ai servizi sociali e cioè dal 5 novembre 2001 all’8 luglio 2003. A meno che la sintesi in nostro possesso – che va dal 2 settembre 2000 al 18 dicembre 2002 – non sia carente (cosa impossibile, essendo stata redatta dagli stessi carabinieri).
In questo scenario, potrebbe sorgere il sospetto che Giulio Parisi abbia interpretato in maniera estensiva quanto gli veniva riferito dai familiari di Giorgio Magliocca dopo il colloquio in carcere con l’ex sindaco, traducendo l’espressione “cavallo di battaglia di Lello Lubrano” (con riferimento a Salvatore Cuccaro) con “assessore ai lavori pubblici”. In verità, le accuse rivolte da Giorgio Magliocca ai Cuccaro (padre e figlio), in una denuncia (poi archiviata dalla magistratura) ratificata alla Stazione carabinieri di Pignataro Maggiore in data 2 marzo 2008, smentiscono Giulio Parisi sul nodo centrale del presunto “assessore ai lavori pubblici”. Magliocca afferma che “nella campagna elettorale del 2002 il signor Cuccaro Eliseo, esponente di Forza Italia, cercò di convincermi a candidare nella mia lista il signor Francesco De Rosa e il signor Salvatore Cuccaro quali suoi rappresentanti. A lui, inoltre, sarebbe dovuto andare la carica di assessore esterno ai lavori pubblici”. E’ del tutto evidente che le dichiarazioni di Giulio Parisi sono in insanabile contraddizione con la denuncia di Giorgio Magliocca. Magliocca sostiene che il disegno di Lello Lubrano era quello di far candidare (nella lista dello stesso Magliocca) Francesco De Rosa e Salvatore Cuccaro, con in più la carica di assessore esterno ad Eliseo Cuccaro, una volta vinte le elezioni; Giulio Parisi, invece, sostiene di aver saputo dalla viva voce del proprio nipote Francesco Parisi, factotum di Lello Lubrano, che il futuro assessore ai lavori publici di quella cordata politico-camorristica sarebbe dovuto essere Salvatore Cuccaro. Giorgio Magliocca (sedicente grande combattente anti-camorra) aggiunge, nella sua denuncia, di aver rifiutato l’offerta di Eliseo Cuccaro e quindi di Lello Lubrano; e, di conseguenza, Francesco De Rosa e Salvatore Cuccaro si candidarono nella lista avversaria, quella capitanata dal preside Giorgio Bovenzi. Come si è detto, Salvatore Cuccaro fu eletto consigliere comunale; Francesco De Rosa, invece, risultò primo dei non eletti e subentrò in Consiglio comunale a seguito delle dimissioni del preside Giorgio Bovenzi. La presunta cordata formata da Francesco De Rosa e Salvatore Cuccaro si frantumò ben presto: Cuccaro restò all’opposizione; De Rosa fece il salto della quaglia passando in altro schieramento. Quale? Quello dell’allora sindaco Giorgio Magliocca grande combattente anticamorra, naturalmente, che in cambio dell’appoggio (determinante per non essere sfiduciato, a causa della defezione di consiglieri comunali di maggioranza) nominò il 30 aprile 2004 Francesco De Rosa nell’assemblea del Consorzio Asi (Area sviluppo industriale), carica che prevede una retribuzione uguale a quella di un assessore. Lo stesso Francesco De Rosa (attuale vicesindaco nella giunta guidata dal sindaco Raimondo Cuccaro) che nella successiva denuncia del 2 marzo 2008 Giorgio Magliocca avrebbe indicato quale espressione della cosca Lubrano alle elezioni comunali del maggio 2002. Quindi Magliocca nel 2004 – a voler prendere per buona la sua denuncia – inserì nell’assemblea del Consorzio Asi (protocollo numero 1748 del 30 aprile) un’espressione della camorra, rappresentata da Francesco De Rosa? Delle due l’una: o è la sagra della bugia, della diffamazione e della calunnia, ad opera di Giorgio Magliocca, o l’ex sindaco è incorso in un caso di clamorosa e involontaria auto-denuncia. C’è una terza possibilità: che entrambe le liste avessero avuto rapporti con il mafioso Lello Lubrano; ma per ora gli unici contatti che sono stati dimostrati sono quelli tra Giorgio Magliocca e il pericoloso boss (a cena, al ristorante “Ebla” di Triflisco, nel territorio del Comune di Bellona).
Insomma, Giorgio Magliocca sul presunto assessorato per Salvatore Cuccaro smentisce Giulio Parisi e su Francesco De Rosa sconfessa se stesso. Ma quello che più interessa in questo nostro troppo lungo articolo – che finalmente concludiamo – è capire quanto sia genuina la su riportata testimonianza di Giulio Parisi, che fa mettere a verbale di essersi incontrato con un boss mafioso del calibro di Lello Lubrano mentre lo stesso Parisi stava scontando una condanna con affidamento in prova ai servizi sociali, con il rischio all’epoca corso pertanto di finire in carcere invece di bighellonare libero per Pastorano (o forse per Pignataro Maggiore). Giulio Parisi rischia ora di essere travolto (e con lui Giorgio Magliocca) dalla sua stessa testimonianza.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it