GRAZZANISE – Quali sono gli ‘errori storici’ e quali i ‘punti di forza’ della politica grazzanisana che lasciano ben sperare per l’avvenire? E’ la domanda da noi posta al giovane ex consigliere comunale Davide Massaro, che ha così risposto: “Purtroppo al momento latitano. Negli anni, più che assistere ad un confronto politico tra gruppi, si è assistito a vere e proprie ‘faide’, senza possibilità di alcun dialogo e con ricadute negative per la cittadinanza. Questo è quel modo di fare politica che ‘dolosamente’ allontana e spaventa i giovani non interessati alle guerre personali. Serve pace sociale unitamente ad una politica pragmatica e meno teorica per avere crescita e sviluppo. Gli antidoti sono due: iniettare nel sistema un bel po’ di ‘sana e qualificata gioventù’ e l’entrata in gioco dei partiti locali, i quali, una volta serrati i ranghi al loro interno, dovrebbero cercare un dialogo costruttivo tra loro, perché ‘unione’ è sinonimo di ‘forza’. Solo così si ottengono risultati, con più voci che all’unisono si fanno portatrici di istanze presso chi detiene il potere di decidere”. Proviamo a rileggere, anche fra le righe, l’opinione di Massaro, aggiungendo commenti che ci paiono pertinenti. Pesa, dunque, nella rivisitazione storica di un giovane politico, il “clima di veleni” che si è respirato nei decenni passati ed ancora non azzerato. Ma non è forse utile dire anche perché s’è instaurato e come ha potuto così a lungo prolungarsi? Fra le interpretazioni più verosimili troviamo la “miope e caparbia difesa” degli interessi personali e di clan che proprietari terrieri e poche famiglie di notabili hanno ostinatamente opposto ad ogni sussulto innovativo che ciclicamente pure s’è affacciato alla ribalta. La chiusura al dialogo trasparente e fattivo è stata un’altra insana prova di becero individualismo che, dal dopoguerra in poi, le resistenze di stampo feudale hanno coltivato per fermare il democratico approccio ai problemi economici, scansare insediamenti industriali negli anni Sessanta e scongiurare, in tal modo, la nascita di una classe operaia e il radicamento dei sindacati. La pace sì – va ricordato a Massaro –, ma da costruire sulla giustizia sociale, non ignorando cioè la rapina che s’è fatta del territorio e, ad esempio, facendo pagare salati i cosiddetti ‘relitti stradali’ pubblici che i privati hanno recintato nei loro fondi privati; non dimenticando i motivi che han dominato nella redazione e nell’uso degli strumenti urbanistici; non ignorando il dissanguamento causato dall’emigrazione soprattutto giovanile; non sottovalutando il ‘mercato nero’ che continua a perpetuarsi nel comparto agricolo-zootecnico, servendo soltanto alla sopravvivenza di aziende e trascurando il più generale dividendo collettivo. In materia tant’altro vi sarebbe da dire. Ciò nonostante spostiamo lo sguardo sull’auspicio di veder ‘iniettata’ nel sistema politico grazzanisano ‘un bel po’ di sana e qualificata gioventù’. Ammirevole il Massaro! Però, dopo aver analizzato le ragioni del diffuso spavento cui anch’egli fa riferimento pensando ai giovani ‘non interessati alle guerre personali’, quando e come sarà possibile esplorare il pianeta della ‘sana e qualificata gioventù’ locale? Un serio reclutamento partitico, ammesso che se ne abbia voglia, inevitabilmente non può prescindere da una tale ricognizione. Bisogna vedere come hanno lavorato finora le forze politiche che in paese pure hanno avuto aperte sezioni, le scuole, le parrocchie, gli assessorati comunali alla cultura…; quanto impegno s’è dedicato ad attività formative finalizzate alla crescita della coscienza civile; se alla cima dei pensieri dei potentucci grazzanisani vi sia stato il loro spazio da difendere con le unghie e magari “bacchette” d’ogni tipo oppure il naturale ricambio generazionale. Purtroppo, finché costoro non accetteranno l’idea del loro “tramonto”, i varchi rimarranno chiusi per i giovani. E da queste perfino risibili “centrali del potere locale” quali vènti nuovi stanno soffiando e quale movimento giovanile oggi è pronto a tagliar corto col passato e ad assumersi fino in fondo le responsabilità dell’irrinunciabile impatto? La radicalità che attualmente s’impone è pianta rara a Grazzanise. Ci vuole un fisico…bestiale e coraggio…
Raffaele Raimondo