Qatar: il mondiale di calcio uccide più dell’11 settembre

Qatar: il mondiale di calcio uccide più dell’11 settembre

Moriranno più operai nel costruire gli stadi e le infrastrutture per il mondiale di calcio del 2020 in Qatar, di quante siano state le vittime degli attacchi dell’undici settembre. Con questo efficace paragone il più grande sindacato del mondo richiama l’attenzione su un rapporto che racconta la strage che si sta consumando nell’emirato in nome del dio pallone.

LA DENUNCIA – Il rapporto dell’ITUC (International Trade Union Confederation) si apre con la frase «Il Qatar è un paese senza coscienza» e prosegue quindi a spiegare le condizioni di vita di buona parte della forza lavoro straniera nell’emirato, quella impegnata nella costruzione di stadi e infrastrutture per i mondiali del 2020. Un rapporto che si fonda sul racconto di esperienze personali e testimonianze, ma anche sui numeri dei morti forniti dalle rispettive ambasciate, che non lasciano spazio al dubbio.
IL MONDIALE DELLE POLEMICHE – Il mondiale in Qatar ha suscitato polemiche fin dalla sua scelta, sia perché il paese non ha tradizioni calcistiche, sia perché il torneo si dovrebbe tenere nell’estate del Golfo, caratterizzata da temperature che viaggiano tra i 40° e i 50°. A questo Doha ha spiegato che intende porre rimedio climatizzando gli stadi, ma la polemica ha continuato a infuriare e Doha ha allora pensato di spostare il tutto in inverno, ipotesi improponibile perché finirebbe in mezzo ai campionati nazionali. Non bastasse, è scoppiato il Qatargate, lo scandalo che vede il Qatar accusato di aver corrotto quanti erano deputati alla scelta della sede dei mondiali.

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LA STRAGE – Secondo l’ITUC, la più grande confederazione sindacale del mondo, saranno più di 4.000 i migranti che moriranno lavorando per il mondiale, ma molti di più nel frattempo vivranno come animali, confinati e ammassati in un universo fatto di sistemazioni residenziali pessime, violenze, e truffe da parte dei datori di lavoro, che spesso dimenticano persino di pagare i magri stipendi che l’emirato offre agli immigrati di serie B, quelli che provengono dai paesi asiatici e portano le braccia di cui ha bisogno il boom edilizio trainato dal grande evento.

LA SCENEGGIATA DELL’EMIRO – Il Qatar di fronte alle critiche, che non sono nuove, ha creato due istituzioni incaricate di vigilare e di far rispettare regole e diritti umani, il Qatar Foundation Mandatory Standards (QFMS) e il Supreme Committee Workers’ Welfare Standards (SCWWS), che secondo l’ITUC non sono altro che una truffa, visto che non sono dotate di poteri reali e che dal loro apparire non hanno combinato niente. Un modus operandi già visto all’opera in altri paesi del Golfo, dove su impulso dei governi fioriscono i comitati per l’implementazione dei diritti che hanno la sola funzione d’esistere e di dimostrare che le monarchie assolute al potere sono disponibili a riforme che non arriveranno mai.

Fonte: Giornalettismo 

Andrea De Luca

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