NAPOLI – In sintesi: migliaia di lavoratori assunti (che non avrebbero dovuto esserlo), migliaia di lavoratori ancora da ricollocare, i crediti non verranno mai recuperati, i debiti volano, la magistratura cerca di arginare il rischio di infiltrazione malavitoso e la politica può poco o poco fa.
I Consorzi di bacino avrebbero dovuto rappresentare lo strumento per la gestione e il coordinamento della raccolta differenziata. I Comuni avevano l’obbligo di aderire al Consorzio pagando allo stesso la cosiddetta “quota consortile”, inviando il sindaco o un suo rappresentante in seno all’Assemblea. A sua volta l’Assemblea, costituita appunto dai rappresentanti dei Comuni consorziati, avrebbe eletto un Consiglio di amministrazione e il presidente del Consorzio. Nei consorzi di bacino – lo scrivono i commissari parlamentari – negli anni sono stati assunti dipendenti in numero evidentemente esorbitante, sicché sussiste il problema di come remunerare i dipendenti e di come riassorbirli nelle società provinciali o meglio nei futuri ATO come prevede la legge regionale 14-2016.
Il sistema si è rivelato fallimentare. Hanno rappresentato si legge sempre nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare – esclusivamente uno strumento di moltiplicazione dei costi e di servizi in materia di rifiuti, senza che a tale incremento sensibile dei costi sia corrisposto un servizio reso.
“Si è trattato di un sistema assurdo – incalza la Commissione che si è retto fino a quando le risorse per il pagamento degli stipendi ai dipendenti sono state erogate dalle strutture commissariali; quando il flusso finanziario si è interrotto sono esplose le gravissime problematiche gestionali e la confusione amministrativa e finanziaria, finalizzata a rendere poco intellegibile la situazione di dissesto economico che si è avuto modo poi di registrare”.
LA PROCURA SVELA IL SISTEMA CRIMINALE
La Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha ricostruito in modo lineare il sistema abnorme che è stato assecondato:- il disciolto Consorzio CUB oggi in liquidazione con ancora 1500 dipendenti a carico, pur consapevole di svolgere un pessimo servizio, ne addebitava il costo gonfiato ai Comuni;
il Consorzio si “riteneva” creditore di una somma in realtà mai entrata nella sua disponibilità, che comunque veniva contabilizzata in attivo e, conseguentemente, spesa;
il Comune cliente non si riconosceva debitore per quanto richiesto ed in virtù di tanto non pagava il corrispettivo del servizio di cui sopra;
ciò ha comportato le sofferenze di cassa del Consorzio che ha iniziato a non potere fare fronte ai propri debiti (ad esempio manutenzione automezzi ed acquisto di carburante) contratti per garantire il già pessimo servizio prestato;
il risultato finale è costituito dall’impossibilità di offrire un servizio conforme ai canoni della convenzione o persino l’impossibilità di garantirlo, con ulteriore reazione dei Comuni;
da ultimo, si è avuto il dissesto dei consorzi.
Nell’ultima fase dell’emergenza, il sistema sopra descritto è, letteralmente, deflagrato.
La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha posto sotto osservazione le attività svolte dai Consorzi obbligatori di bacino, tutti sovvenzionati dal Commissariato per l’Emergenza rifiuti in Campania, ed ha evidenziato come l’emergenza rifiuti nella regione sia stata determinata anche e soprattutto da condotte delittuose poste in essere da soggetti interessati al mantenimento dello status quo emergenziale perché in tale contesto è più facile conseguire un illecito profitto su tutte le attività connesse alla gestione dell’emergenza (reperimento dei siti di smaltimento, trasporti e movimento terra, gare d’appalto affidate in via d’urgenza, gestione amministrativa dei Consorzi, assunzioni che trovano il presupposto nella necessità di intervenire con rapidità, consulenze da affidare all’esterno perché con il proprio personale i Consorzi non potrebbero provvedere nei tempi ordinari).
LO STATO DEI CONSORZI DI BACINO
Attualmente i Consorzi di Bacino della Regione Campania sono in fase di liquidazione.
La situazione di instabilità e confusione creatasi, ha determinato notevoli tensioni sociali con i consorzi in liquidazione, che afflitti da difficoltà finanziarie, dovute alle lamentate morosità dei Comuni consorziati, non sono più in grado di assicurare servizi efficienti, ma non procedono alla definitiva liquidazione principalmente a causa della mancata ricollocazione del personale dipendente. Restano infatti aperte le questioni connesse alla ricollocazione delle circa 3.000 unità di personale alcune delle quali già assorbite da parte degli organi preposti ovvero Province e società provinciali e la gestione dei crediti vantati dai consorzi nei confronti dei Comuni, delle Province e dell’Unità tecnica della Protezione civile di circa 198 milioni a fronte di un debito maturato nei confronti dei fornitori di circa 219 milioni.
VOCE DELLA POLITICA
La Commissione parlamentare, in audizione, ha ascoltato, doverosamente, anche la voce della politica. In merito si evince che la situazione di emergenza finanziaria determinata anche dal fatto che la tariffa rifiuti in Campania è la più alta in Europa ed alla grave situazione di dissesto economico dei consorzi: “Questo però ha un’incidenza notevolissima su un altro problema, infatti la Commissione ha accertato che c’è un’altra emergenza in merito ai costi inerenti ai ricavi dei consorzi. Nella relazione infatti si legge che il dato aggiornato dello stato dei debiti dei Comuni, nei confronti dei Consorzi e principalmente nei confronti del cub NA-CE, la somma di questi debiti, si arriva a una cifra iperbolica che ho anche paura a pronunciare! Questo succede perché la capacità impositiva dei Comuni, che già normalmente non è granché è ulteriormente compressa dalla tariffa più alta d’Europa. La Campania detiene infatti due record: la tariffa dell’acqua più bassa d’Europa e la tariffa dei rifiuti più alta d’Europa. Con una crisi economica come quella che stiamo vivendo è oggettivamente difficile per una famiglia pagare 6, 7-800 euro all’anno per un appartamento di cento metri quadri, però a determinare queste tariffe sono i costi dello smaltimento, perché, se lo smaltimento medio di un impianto di incenerimento in Italia costa da 50 e 60 euro a tonnellata e invece noi dobbiamo pagare 120-130 per incenerire fuori nazione, è evidente che questo costo non è più sostenibile”.
Sulle problematiche connesse al Consorzio unico di bacino, va detto inoltre che il problema è serissimo perché i 300 milioni di euro che i Consorzi di bacino avanzano in tutta la Regione dai Comuni sono soldi che i Consorzi di bacino non recupereranno mai più, perché i Comuni non sono nelle condizioni di pagarli. I Consorzi di bacino della regione Campania avanzano dai Comuni un credito che supera i 320 milioni di euro, ma i Comuni non prenderanno mai questi soldi. Avrebbero dovuto fare dei ruoli suppletivi sulla Tarsu negli anni addietro, una cosa inimmaginabile perché è difficile far pagare al cittadino onesto che paga la Tarsu un’altra Tarsu per quelli disonesti che non hanno pagato!
A ciò aggiungiamo che questo credito è difficilmente liquido ed esigibile, che questi Consorzi hanno complessivamente 3.000 addetti, e che una sola Provincia, Avellino, ha risolto il problema (almeno in parte) assumendo i dipendenti dei Consorzi nella società provinciale. Nelle altre Province abbiamo invece il serio problema dei dipendenti dei Consorzi, che in questo momento sono senza stipendio da oltre due tre anni, collocati in disponibilità regione campania impiegati in fasulli corsi di formazioni e campagne di informazione sulla raccolta differenziata in attesa di ricollocarli come prevede la legge regionale in forte ritardo di applicazione negli ATO, ovvio tutto ciò con uno sperpero di risorse economiche con fondi della comunità europea. A tale disastrosa situazione va aggiunto il capitolo delle assunzioni ex novo nel settore ambientale e la disastrosa e confusionaria gestione degli impianti di smaltimento. Infatti continuano ad essere gonfiati nuovi ingressi nella raccolta presso i comuni dell’intera regione di nuove unità lavorative a seguito di affidamenti di procedure dubbiose di gara e passaggi di cantiere con la totale assenza di controllo da parte della regione e la complicità delle amministrazioni comunali tale fenomeno si verifica principalmente presso i comuni delle provincie di caserta e salerno. Ed infine arriviamo al capitolo più importante quello dello smaltimento finale dei rifiuti per cui i cittadini campani pagano la tariffa più alta d’europa, la fase finale del ciclo rifiuti ovvero lo smaltimento in campania è affidata in base alla vecchia normativa alle società abusive società provinciali che esercitano tale compito senza averne pieno diritto, le stesse operano con scellerate competenze in modo diverse a seconda delle provincie. Si accerta che nelle stesse vi sono modalità differenti di gestione tariffe diverse di costi di smaltimento bilanci mai presentati come nel caso del salernitano dove non si riesce a capire niente per la confusionaria gestione tra consorzi e società partecipate che ne esercitano le funzioni o nel caso di caserta dove nonostante la confusionaria gestione della Gisec spa partecipata della provincia la gestione della discarica di san tammaro dove ancora oggi si sversano i rifiuti dell’intera regione è affidata al consorzio salerno 2 con una duplicazione dei costi e servizi e successivo danno erariale a danno dei cittadini.
In merito Walter Celestino e Ettore Casinelli rispettivamente segretari provinciali del Sindacato Azzurro esordiscono come sindacato è da anni che dietro la spinta del nostro segretario nazionale Enzo Guidotti denunciamo tali illeciti che ha comportato una così disastrosa situazione, bene fino ad oggi il lavoro della magistratura e procura a cui va il nostro più sentito ringraziamento per l’ordine riportato nel settore, noi continueremo nel nostro ruolo a collaborare al fine di riportare l’intero comparto nella normale osservanza della legge a tutela dei diritti dei lavoratori derubati del lavoro e dei cittadini onesti campani.
Per il sindacato Azzurro
Celestino Walter