Richiesta “intempestiva”: respinta la costituzione in giudizio del Comune nel processo “Caleno”

Richiesta “intempestiva”: respinta la costituzione in giudizio del Comune nel processo “Caleno”

PIGNATARO M. – Effetto Magliocca: la seconda sezione della Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, in data 18 luglio 2012, ha respinto – perché “intempestiva”, cioè in ritardo – la richiesta della attuale Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore di costituirsi parte civile contro la potente e sanguinaria cosca mafiosa Lubrano-Ligato. La decisione sulla costituzione di parte civile era stata assunta dalla Giunta comunale, con deliberazione numero 81 del 22 giugno 2012, approvata all’unanimità dal sindaco Raimondo Cuccaro, dal vicesindaco Francesco De Rosa e dagli assessori Cesare Cuccaro, Daniele Luigi Palumbo e Giorgio Vito; successivamente integrata con altra deliberazione di Giunta comunale. Per la costituzione di parte civile era stato nominato l’avvocato Laura Carmen Di Rubba, del Foro di Santa Maria Capua Vetere.

Il processo in questione è uno di quelli nati dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (sostituti procuratori dott. Giovanni Conzo e dott.ssa Liana Esposito) del 23 febbraio 2009 denominata “Operazione Caleno”. I tempi erano ormai scaduti da parecchio per la costituzione di parte civile, visto che all’epoca l’Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore, guidata dall’allora sindaco Giorgio Magliocca, non aveva ritenuto di schierarsi a viso aperto in un processo contro la cosca Lubrano-Ligato. E ciò nonostante Magliocca si fosse impegnato a costituirsi parte civile nei processi per fatti di camorra durante una manifestazione dell’associazione “Libera” tenutasi il 18 marzo 2009 a Casal di Principe.

La decisione dell’attuale Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore era nata dal fatto che era sorto un conflitto negativo di competenza tra la seconda sezione della Corte d’Assise e la prima sezione penale collegio “C” del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere; conflitto risolto dalla Corte di Cassazione che ha sancito la competenza della Corte d’Assise. Così il processo, che era stato trasferito al Tribunale in composizione collegiale, è tornato alla Corte

d’Assise; ma non ha subito una regressione tale da consentire la costituzione di parte civile. I perversi effetti dell’Amministrazione Magliocca, quindi, non è stato possibile sanarli con la pur lodevole iniziativa dell’attuale Amministrazione Cuccaro. Il clan Lubrano-Ligato può ringraziare l’inerzia dell’Amministrazione Magliocca: la cosca non avrà contro, in dibattimento, il Comune di Pignataro Maggiore.

Siamo, comunque, di fronte a una svolta. E’ proprio vero: Giorgio Magliocca non è più il sindaco di Pignataro Maggiore, se il Comune tenta – anche se senza riuscirci – di costituirsi parte civile contro il clan Lubrano-Ligato. Come è noto, il pluri-indagato Magliocca – che fu arrestato l’11 marzo 2011 – in un diverso processo è imputato con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica: si attende il processo d’appello – chiesto dalla Direzione distrettuale antimafia, in particolare dal sostituto procuratore dott. Giovanni Conzo -, dopo che l’ex sindaco era stato assolto in primo grado, con rito abbreviato, dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli. Nel processo a carico di Giorgio Magliocca si sono costituiti parti civili il Comune di Pignataro Maggiore, con apposita deliberazione di Giunta comunale (nominando l’avvocato Pasquale Iovino, del Foro di Santa Maria Capua Vetere), e il giornalista Enzo Palmesano con azione popolare in vece della Provincia di Caserta, Ente che era rimasto inerte, nominando l’avvocato Cesare Amodio, del Foro di Napoli. Nella stessa sentenza di assoluzione – che la Direzione distrettuale antimafia e le parti civili tenteranno di ribaltare in appello – si conferma che Giorgio Magliocca, allora consigliere provinciale in carica, ritenne di dover avere incontri con il boss mafioso Lello Lubrano (ucciso il 14 novembre 2002) alla vigilia delle elezioni comunali di dieci anni fa.

In un altro processo nato dall’“Operazione Caleno” è imputato Francesco Cascella, accusato di violenza privata con l’aggravante camorristica per aver chiesto e ottenuto – insieme con suo zio, il potente e sanguinario boss mafioso Vincenzo Lubrano, nel frattempo defunto, padre di Lello Lubrano – la cacciata del giornalista Enzo Palmesano dal quotidiano locale “Corriere di Caserta”, nell’estate del 2003. Nel processo, Enzo Palmesano – assistito dall’avvocato Salvatore Piccolo di Luigi, del Foro di Santa Maria Capua Vetere – si è costituitoparte civile contro Francesco Cascella. Palmesano è l’unico, tra le numerose parti offese nei vari processi nati dall’“Operazione Caleno”, ad essersi costituito parte civile.

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

Commenta con Facebook