Ripubblicato in una collana che si occupa di storia, politica e società “Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia” (Biblion Edizioni, 560 pagine, 30 Euro), un libro che riporta anche notizie relative a Capua. Il volume vide la luce nel marzo 1922 per iniziativa della “Società editrice Avanti!” e ora viene riproposto, comprensivo dell’impressionante apparato fotografico originale: descrive – si legge nella presentazione – l’ampio ventaglio delle violenze perpetrate dallo squadrismo fascista ai danni di militanti e istituzioni socialiste nel periodo compreso tra i primi mesi del 1919 e il giugno del 1921. Diviso per aree geografiche, il testo presenta in modo essenziale e cronachistico un lungo susseguirsi di soprusi e intimidazioni: dalle bastonature dei singoli militanti alle devastazioni delle sedi operaie, dagli esili dei dirigenti di partito agli ultimatum per lo scioglimento delle giunte comunali; un uso organizzato e professionale della violenza spesso messo in atto con la complicità e il sostegno dei ceti possidenti, della magistratura e delle forze dell’ordine, in una lotta senza quartiere che aveva nel controllo del territorio la sua espressione più evidente. Un drammatico resoconto, quello contenuto in questa “Inchiesta”, che dimostra come lo squadrismo italiano fu, per radicalità, tecnica della violenza e numero delle uccisioni, un’esperienza di primo piano a livello europeo e internazionale, e un triste esempio per tutti i movimenti di estrema destra sorti negli anni Venti e Trenta del Novecento.
La nuova edizione è curata da Paolo Mencarelli (autore dell’introduzione), dottore di ricerca in Teoria e storia della modernizzazione e del cambiamento sociale in età contemporanea, docente nelle scuole secondarie superiori. Collabora con l’ISRT (Istituto Storico della Resistenza in Toscana) e si è occupato in vari volumi di storia della Resistenza e dei movimenti politici e sociali dell’Italia repubblicana. Per “Biblion Edizioni” ha pubblicato “Libro e mondo popolare. Le edizioni Avanti! di Gianni Bosio 1953-1964”.
Nella prefazione di Paolo Bagnoli si legge tra l’altro: “Non solo i socialisti furono vittime della violenza politica, ma loro fu il prezzo più alto pagato date anche le dimensioni, essendo il PSI una forza radicata, estesa e motivata, che, nonostante le sue incertezze e pure ingenuità, rappresentava il dato di una classe, il motore per un cambiamento palingenetico. Il socialismo infatti proponeva alla realtà politica quanto la giustizia sociale, la democrazia e la libertà reclamavano per fare dell’Italia un Paese più moderno; per immettere nello Sato grandi masse popolari che rivendicavano il diritto di ‘essere Stato’”.
Red. Cro.