PASTORANO – I verbali delle dichiarazioni del boss Antonio Iovine, che in queste ore stanno affollando le pagine dei giornali e dei mezzi di informazione online, come era facilmente prevedibile, cominciano ad accendere i riflettori anche su questioni riguardanti l’Agro caleno. Il testimone di giustizia, latitante per quattordici anni, ha tirato in ballo l’impresa Cls nell’ambito di lavori pubblici effettuati a Villa Literno. Se non andiamo errati, si dovrebbe trattare della società sita nella zona industriale di Pastorano, riconducibile a Nicola Palladino (e alla sua famiglia) e già tirata in ballo in altre inchieste giudiziarie.
Palladino, imprenditore del calcestruzzo, è stato arrestato il 6 dicembre 2011 nell’ambito dell’inchiesta “Il Principe e la (scheda) ballerina”, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli contro il clan dei casalesi. Da anni è indicato in atti giudiziari e in inchieste giornalistiche quale esponente della “camorra imprenditrice” operante agli ordini di Francesco Schiavone “Sandokan” e Michele Zagaria, anche se nel caso della summenzionata inchiesta è stato assolto in primo grado dal Gup del Tribunale di Napoli, dottor Eduardo De Gregorio.
Iovine, suffragando le precedenti informazioni, però, ha dichiarato ai pm della Dda: “So che Michele Zagaria fece pressioni per ottenere che la fornitura del cemento fosse affidata alla impresa Cls: si tratta, – ha spiegato Iovine, – di un’impresa nella quale Michele Zagaria ha interessi diretti come potrò specificare nel dettaglio. So di questa richiesta perché lo Zagaria mi chiese direttamente di interessarmene anche se io gli risposi che i prezzi potevano essere non remunerativi […] La Cls era di un imprenditore che inizialmente aveva rapporti con la famiglia Schiavone e di seguito con Michele Zagaria”. Il racconto del boss, però, è interrotto dagli Omissis degli inquirenti. Sarebbe interessante capire cos’altro ha raccontato “o’ninn” ai giudici della Procura della Repubblica di Napoli.
Red.