Il libro di Patrick Leigh Fermor, “Rumelia” (Adelphi, 291 pagine, 20 Euro, traduzione di Daniele V. Filippi), racconta – come recita il sottotitolo –“Viaggi nella Grecia del Nord”. Il nome Rumelia non compare sulle mappe, e lo cerchereste invano sui vostri GPS: indica una regione che corrisponde grosso modo a quella parte della Grecia che va dal Bosforo all’Adriatico e dalla Macedonia al golfo di Corinto. Quando Patrick Leigh Fermor la esplora, negli anni Cinquanta, un banchetto nuziale dei nomadi della Tracia era ancora misterioso come una cerimonia inuit, e sì, i monasteri delle Meteore spuntavano dalle nuvole “come avamposti in una landa polare”. Poi certo è arrivato il turismo, “la più pericolosa invasione dai tempi di Serse”, e oggi le Meteore si raggiungono in superstrada. Ma la Grecia che Patrick Leigh Fermor ha saputo evocare, con la sua commistione inconfondibile di etnografia e intrattenimento, sopravvive intatta nei suoi libri, uno dei pochi viaggi che valga ancora la pena di fare.
Ecco un assaggio del volume di Patrick Leigh Fermor: “La Grecia sta cambiando velocemente, e anche il più aggiornato resoconto è, in una certa misura, superato nel momento stesso della sua pubblicazione. Il racconto di questi viaggi, compiuti ormai qualche anno fa e tutti ispirati da astrusi motivi personali, sarebbe una guida ingannevole. Comode corriere hanno rimpiazzato gli sgangherati torpedoni di campagna, ampie strade fendono il cuore dei più remoti villaggi e sono spuntati alberghi in quantità. Monasteri e templi che, praticamente ieri, si potevano raggiungere solo con impegnative scarpinate solitarie ora sono mere occasioni di una breve sosta per un turismo di massa organizzatissimo e privo di difficoltà. Per la prima volta dai tempi di Giuliano l’Apostata si innalzano fumi tra le colonne, e il viaggiatore deve addentrarsi nei recessi dell’entroterra per sfuggire alle radioline. Tutto questo offre una fonte di reddito più che necessaria ed è per molti motivo di gioia; i pochi che la pensano diversamente, greci o stranieri, possono sempre ritirarsi, stizziti e sdegnosi,
nelle zone più selvagge e fuori portata. In effetti, è proprio in queste aree incontaminate e sempre più ridotte che conducono, per lo più, le pagine che seguono”.
Red. Cro.