Salvatore Minieri: oggi Pignataro Maggiore dovrebbe ricordare Franco Imposimato

Salvatore Minieri: oggi Pignataro Maggiore dovrebbe ricordare Franco Imposimato

PIGNATARO M. – Oggi, dovrebbe essere un giorno di silenzio e ricordo per la mia Pignataro Maggiore, invece abbiamo dimenticato anche la nostra storia più bruciante e amara e me ne scuso con i familiari di Franco Imposimato, che conosco da quando ero poco più che bambino 11 ottobre 1983 ricordiamo FRANCO IMPOSIMATO (1939-1983) Franco Imposimato fu vittima innocente di una vendetta trasversale decisa dalla banda della Magliana, con la complicità della camorra e di Cosa Nostra per intimidire il fratello, Ferdinando Imposimato, giudice istruttore a Roma che nel 1983 aveva depositato la prima e la seconda sentenza del processo sull’omicidio di Aldo Moro, aveva seguito diversi processi di mafia e stava indagando sulla Banda della Magliana, avvicinandosi a verità scomode. Ferdinando Imposimato stava sferrando un duro colpo alla mafia, andando a svelare i suoi legami con la politica e le sue alleanze romane e campane. Indagando infatti sulla morte di Domenico Balducci, un pregiudicato romano associato ai siciliani di Porta Nuova, era sul punto di scoprire la vera identità di Don Mario Aglialoro o Salamandra: Pippo Calò, capo della famiglia di Porta Nuova a Palermo e cassiere di Cosa Nostra a Roma. All’epoca dei fatti Cosa Nostra era legata, da un lato, a Roma attraverso la Banda della Magliana, e dall’altro alla camorra casertana e napoletana nelle persone di Antonio Bardellino (capo dei casalesi affiliato a Cosa Nostra), Lorenzo Nuvoletta (boss di Marano), e Vincenzo Lubrano (boss di Pignataro Maggiore). Pippo Calò, sentendosi minacciato dalle indagini giudiziarie, chiese ai casalesi di uccidere Franco Imposimato, per ritorsione contro il fratello giudice, un bersaglio troppo difficile da raggiungere. L’ordine passò a Lorenzo Nuvoletta, che a sua volta si rivolse a Vincenzo Lubrano, il quale infine affidò l’esecuzione materiale del delitto a Tonino Abbate e Raffaele Ligato. I casalesi accettarono l’incarico anche perché l’impegno ambientalista di Franco Imposimato, per quanto riguarda le cave abusive di Maddaloni, andava a scontrarsi con i loro interessi. Tra i testi ascoltati dai giudici della procura di Santa Maria Capua Vetere, ci furono anche i pentiti siciliani Tommaso Buscetta, Salvatore Cangemi, Giovanni Brusca, Totuccio Contorno, Sicilia, Angelo Cottarelli, D’Agostino. Il processo Spartacus portò alle condanne all’ergastolo in via definitiva per Pippo Calò, Vincenzo Lubrano, Antonio Abbate e Raffaele Ligato. Vincenzo Lubrano, durante il processo, avvicinò uno dei due figli di Franco Imposimato, Giuseppe, giurandogli sul figlio morto che non c’entrava niente con la morte di suo padre. Raffaele Ligato invece si presentò al processo in sedia a rotelle spacciandosi per cieco, con opportuna certificazione medica. Dopo la notizia della condanna in primo grado all’ergastolo, però, colto da improvvisa guarigione, riuscì a scappare in Germania, dove fu catturato dopo un anno di latitanza.

Salvatore Minieri

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