CASERTA – Si avvicina la campagna elettorale e tutto cade nell’oblio. Ogni candidato pronto a promettere mirabolanti strutture sanitarie per combattere e prevenire i possibili effetti di una seconda ondata di diffusione del coronavirus. La realtà, invece, è un’altra: buona parte dei palloni gonfiati la cui immagine è stata stampata sui manifesti 6×3 della provincia hanno assistito silenti e inermi allo smantellamento delle strutture sanitarie in Terra di Lavoro.
Senza andare ai tempi del decreto 49/2010 con il quale sono stati cancellati i presidi ospedalieri di Capua, Teano e San Felice a Cancello, basta consultare il Burc (il Bollettino ufficiale della Regione Campania) di pochi mesi fa per capire che a breve i cittadini casertani saranno invasi da una marea di bugie. Con decreto numero 103 del 28 dicembre 2018, difatti, il Commissario ad Acta ha approvato il “Piano regionale di Programmazione della rete ospedaliera ai sensi del D.M. 70/2015 – Aggiornamento di dicembre 2018” che ha determinato il declassamento e il ridimensionamento a presidio ospedaliero di base dell’Ospedale San Giuseppe e Melorio di Santa Maria Capua Vetere. Che cosa comporta questo provvedimento? Comporta che una vasta area che va dai confini con la città di Caserta fino al litorale domizio ed al confine col territorio provinciale e regionale, con un bacino di 250.000 abitanti, si è vista privata ulteriormente dell’offerta di strutture sanitarie pubbliche.
A questo punto i lettori si chiederanno: la disarticolazione di un servizio che tutela un diritto costituzionalmente garantito avrà spinto autorevoli esponenti politici dell’area a fare barricate, a occupare l’ospedale o le sedi istituzionali preposte? Assolutamente no. Gli stessi politici tronfi che a breve vi chiederanno i voti sono stati in silenzio, salvo accusare strumentalmente la Regione Campania o il governo quando è scoppiata la pandemia. L’unica eccezione è rappresentata dal Comune di Santa Maria Capua Vetere il quale era ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Campania chiedendo l’annullamento del decreto. La prima sezione, però, nella sentenza del 21 luglio (riportata di seguito)scorso ha rigettato l’istanza bocciando il parallelismo proposto dall’Ente tra la riorganizzazione effettuata in provincia di Salerno e quella proposta per Terra di Lavoro. Tutto il resto è fuffa.
Sentenza Tar – presidio medico santa maria capua vetere
Red. Cro.