Il libro di Anna Maria Martelli, “Viaggiatori arabi medievali” (Luni Editrice, 112 pagine, 17 Euro), ci racconta tante affascinanti storie, come quelle relative alla Sicilia e a Palermo durante la dominazione islamica. “Le moschee della città –scriveva Ibn Hawqal, che visitò Palermo nel 973 -, della Khàlisae dei quartieri che giacciono intorno alla città fuor le mura, passano il numero di trecento: la più parte fornita di ogni cosa, con tetti mura e porte. Le persone bene informate del paese danno tutte a un modo così fatto ragguaglio e concordano nel numero delle moschee… Io non ne ho visto un tal numero in nessun’altra grande terra, fosse anche il doppio della superficie di Palermo, né ne ho sentito parlare, salvo quello che dice la gente di Cordova e che io a suo luogo dubitativamente ho riferito; ma posso confermare la verità per la Sicilia, per averne vista direttamente la più parte (…). Si aggiunga ancora che chi predomina in città sono i maestri di scuola, essendoci colà scuole dappertutto. Costoro sono divisibili colà in varie categorie e gradi di stoltezza e pazzia, superiori alla pazzia dei maestri di scuola di ogni altro paese, e agli stolti di ogni altra contrada; al punto che arrivano a discutere la condotta e le decisioni del sovrano, a sparlarne liberamente, e a farne passare per vizi le virtù stesse”.
Tante esperienze a confronto. Che cos’è il viaggio se non scoperta e incontro? Anche quando si adempie a un obbligo religioso come il pellegrinaggio alla Mecca, che comporta spostarsi, percorrere lunghe distanze, vedere luoghi sconosciuti, incontrare genti di fedi diverse, si può voler lasciare una traccia delle proprie esperienze e dunque informare e condividere. Questo è quanto hanno fatto molti viaggiatori arabi medievali che dal IX al XIII secolo, attraverso le loro testimonianze scritte, ci hanno fornito una straordinaria documentazione storica, geografica, artistica e culturale. Itinerari marittimi solcano l’Oceano indiano fino alla Cina, quelli terrestri, attraverso l’Asia centrale, salgono fino alla Russia, percorrono il nord Europa e la congiungono, in un arco, con l’Andalusia. Poi c’è il Mediterraneo: Roma, appunto la Sicilia e Costantinopoli. I viaggiatori raccontano popoli e città, usi e costumi, meraviglie, in qualche caso svelandoci qualcosa di un passato che non potremmo conoscere se non avessero fissato su pagine i loro percorsi, incontri e avventure. I nomi di questi viaggiatori sono entrati a pieno diritto nelle nostre cronache. Tra di loro: Ibn Hawqal, di cui abbiamo già parlato, Ibn Fadlàn, che si recò nel Nord Europa, Al-Muqaddasì che frequentò la Palestina e Gerusalemme, Ibn Giubayr che descrisse anch’egli la Sicilia e Ibn Battùta, forse il più famoso di tutti, del quale nel libro seguiamo il suo viaggio in Russia. Al tempo di questi viaggiatori, le loro gesta, che venivano cantate e riportate in documenti scritti, hanno permesso a intere generazioni di sognare, conoscere e contribuire alla crescita del nostro mondo. “Viaggiatori arabi medievali” di Anna Maria Martelli va ad arricchire la biblioteca dell’“Istituto di cultura per l’Oriente e l’Occidente” (ICOO).
Red. Cro.