PASTORANO – I giudici della Seconda Sezione, Collegio A del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Flora Mazzaro, hanno assolto il quarantenne Antonio Parisi dalle gravi accuse scaturite nell’ambito dello stralcio del maxi procedimento denominato “Caleno”. Parsi, difeso dall’avvocato Pierantimo Verrone, era accusato di estorsione aggravata con l’uso della violenza, ma è stato assolto poiché il fatto non sussiste. Quattro anni dopo l’applicazione della misura cautelare a suo carico e disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è arrivata la sentenza di assoluzione. In un primo momento il Parisi venne considerato un affiliato del clan “Lubrano-Nuvoletta-Ligato” ma in sede di riesame l’aggravante camorristica a suo carico venne a cadere. Le accuse furono stralciate dal maxi-processo e trasferite alla magistratura ordinaria che lo ha processato con l’accusa di estorsione aggravata ai danni dell’imprenditore Giuseppe Carusone, amministratore della società Carusone Costruzioni srl, operante nel settore dell’edilizia ed avente sede in Bellona. L’accusa ha sostenuto la tesi che al Carusone gli fu intimato da Antonio Parisi di comprare gli infissi dalla ditta “La Selva” di proprietà del defunto Antonio Lubrano. Infatti, il 8 ottobre 2007 e l’11 ottobre 2007, il Carusone denunciò che stava realizzando un fabbricato per civile abitazione a Bellona, e circa un mese prima, era stato avvicinato dal Parisi, il quale, gli aveva detto: “È meglio per te che per gli infissi tu provveda ad interessare La Selva. Il Carusone, non aveva preso in considerazione la richiesta, sennonché l’8 ottobre, mentre si trovava nel cantiere, erano giunti due giovani di circa trent’anni, i quali lo avevano aggredito con calvi e pugni, quindi, prima di allontanarsi, gli avevano riferito: “queste te le manda un tuo compaesano”. Il Carusone, collegò i 2 episodi per la loro prossimità temporale e riferì tutto alle forze dell’ordine che accertarono che il Parisi era realmente un collaboratore della ditta serramenti di proprietà della famiglia Lubrano di Vitulazio e trasmisero il tutto alla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Napoli che inserì l’episodio nell’inchiesta “Caleno” che nel 2009 portò all’arresto di numerosi esponenti del clan “Lubrano-Ligato”, imparentato con quello dei Nuvoletta di Marano. Il pm Correra aveva chiesto la condanna di Parisi a cinque anni e sei mesi di reclusione, mentre la difesa, sostenuta dall’avvocato Verrone, aveva chiesto l’assoluzione, in considerazione dei fatti discordanti emersi nel corso del dibattimento anche in virtù della ricostruzione fatta dalla parte offesa innanzi ai giudici, i quali hanno dunque respinto la tesi della Procura ed assolto il Parisi dalla grave accusa.
Red.cro.