Tari, Rsu e compostaggio, Fattore: la tariffazione puntuale è un’altra tappa verso il cambiamento

Tari, Rsu e compostaggio, Fattore: la tariffazione puntuale è un’altra tappa verso il cambiamento

CALVI R. – Il responsabile del movimento 5 Stelle di Calvi Risorta, Antonio Fattore, interviene sulla questione rifiuti nella nota che vi proponiamo:

La Commissione Europea lo scorso 9 novembre ha rifiutato di pagare all’Italia i contributi finanziari per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania L’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti in detta regione Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), in sinergia con gli altri Fondi strutturali, è diretto a promuovere la coesione economica e sociale nell’Unione, attraverso la correzione dei principali squilibri, e lo sviluppo delle regioni. Esso contribuisce alla realizzazione di un livello elevato di protezione dell’ambiente. Nel 2000, nell’ambito degli interventi strutturali dell’Unione in Italia, la Commissione ha approvato il programma operativo Campania («PO Campania») per spese effettuate fra il 1999 e il 2008. Una misura 1 contenuta in tale programma concerneva svariate operazioni relative al sistema regionale di gestione e di smaltimento dei rifiuti. Gli interventi della regione destinati a migliorare e a promuovere la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti hanno dato luogo a esborsi pari a EUR 93 268 731,59, il cui 50% (vale a dire EUR 46 634 365,80) è stato cofinanziato dai Fondi strutturali. Nel 2007 la Commissione ha avviato un procedimento d’infrazione nei confronti dell’Italia, addebitandole di non aver garantito, in Campania, uno smaltimento dei rifiuti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente e per non aver creato una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento. Nel frattempo, a partire dal 2008, la Commissione ha informato le autorità italiane delle conseguenze del procedimento d’infrazione in corso sul finanziamento del PO Campania: essa affermava infatti che si proponeva di rifiutare il rimborso delle spese relative al sistema regionale dei rifiuti, il quale costituiva parimenti oggetto del procedimento d’infrazione; le domande di pagamento delle spese relative al PO, presentate successivamente alla violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva relativa ai rifiuti, sarebbero quindi state respinte 2. Nel 2010 3 il procedimento d’infrazione ha dato luogo a una sentenza della Corte di giustizia in cui quest’ultima dichiara che l’Italia ha violato la direttiva sui rifiuti 4. La Corte rileva in tale sentenza che l’inadempimento dell’Italia mette in pericolo la salute dell’uomo e reca pregiudizio all’ambiente. La Commissione ha dunque ritenuto che il procedimento d’infrazione rimettesse in discussione l’intero sistema di gestione dei rifiuti in Campania e che non vi fossero garanzie sufficienti quanto alla corretta realizzazione delle operazioni cofinanziate dal FESR. Essa ha quindi chiesto alle autorità italiane di dedurre tutte le spese sostenute afferenti alla misura di cui trattasi, a meno che lo Stato italiano non ponesse rimedio alla situazione. L’importo afferente alle spese effettuate nell’ambito di detta misura e relative al sistema regionale di gestione e smaltimento di rifiuti (EUR 18 544 968,76) è stato dichiarato inammissibile. Adito dall’Italia, il Tribunale, con una sentenza del 2013 5, ha confermato il rifiuto della Commissione dichiarando che, per poter rifiutare pagamenti intermedi del FESR, è sufficiente che la Commissione dimostri che l’oggetto di un procedimento d’infrazione in corso è direttamente collegato alla «misura» cui si riferiscono le operazioni destinate a essere finanziate dai Fondi strutturali. Il Tribunale ha dunque dichiarato che la Commissione poteva legittimamente fondare gli atti impugnati sul regolamento sui Fondi strutturali 6. Con la sua impugnazione dinanzi alla Corte l’Italia addebita al Tribunale di essersi basato su un mero confronto tra l’oggetto dell’infrazione e quello della misura, il che equivale a ritenere sufficiente una coincidenza parziale tra la situazione di infrazione e la misura da finanziare. Essa afferma al contrario che il confronto avrebbe dovuto essere effettuato rispetto alle operazioni specifiche in cui si traduce concretamente la misura. Nella sentenza pronunciata in data odierna la Corte dichiara che giustamente il Tribunale ha paragonato l’oggetto del procedimento d’infrazione avviato dalla Commissione con quello della misura FESR e che ha dunque avuto ragione nel confermare che la Commissione aveva dimostrato un nesso sufficientemente diretto fra la procedura d’infrazione e l’oggetto delle domande di pagamento FESR dichiarate inammissibili. Infatti, da un lato, il procedimento d’infrazione riguardava l’intero sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti in Campania, inclusi il recupero o la raccolta e l’inefficacia della raccolta differenziata. Dall’altro lato, gli interventi che sarebbero dovuti rientrare nella misura in parola includevano gli aiuti per la creazione di un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, il recupero o la raccolta dei rifiuti a valle della raccolta differenziata nonché la realizzazione di discariche. La Corte respinge quindi tutti gli argomenti dell’Italia ed il ricorso nel suo complesso. Il rifiuto della Commissione di pagare all’Italia i contributi finanziari per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania è dunque confermato. Il Report Ispra 2014 appena presentato in data 25 luglio 2014, apre a definitive certezze su cause, motivazioni e soluzioni dell’olocausto della Campania, nato e determinato dai rifiuti speciali, industriali e tossici e che aveva bisogno, per essere realizzato, della “copertura” della malagestione dei rifiuti urbani con conseguente “senso di colpa” indotto nella popolazione, per evitarne la dovuta ribellione civile. La Campania non aveva, e non ha bisogno di altri maxi inceneritori (la sola Acerra garantisce ormai il 26% di incenerito sul totale di rsu con 670.000 tonn/anno vs 2.545.445 = 26%, rispetto al 18 % nazionale e 23% europeo!) ma di impianti di compostaggio (38.000 tonn/ anno vs 2.545.445.= 1.5% rispetto al 15% di media nazionale!) E sono gli impianti di compostaggio che non si devono fare in Campania, per continuare a mal gestire non solo i rifiuti urbani ma soprattutto quelli tossici, sovrapponendo i flussi sia del rifiuto indifferenziato che di quello umido, appunto il tipo di rsu che dovrebbe essere trattato negli impianti di compostaggio! Nel mentre: da novembre 2014 partirà la fase sperimentale del nuovo metodo di calcolo e misurazione, che consentirà ai cittadini di pagare una tariffa calibrata a seconda della quantità di indifferenziata prodotta Nella Parma Cinque stelle di Federico Pizzarotti la raccolta porta a porta va avanti a passo spedito e si avvia verso il traguardo della tariffazione puntuale. Da novembre 2014 partirà la fase sperimentale del nuovo metodo di calcolo e misurazione, che consentirà ai cittadini di pagare una tariffa dei rifiuti calibrata a seconda della quantità di indifferenziata prodotta. Parma è la prima città capoluogo in Regione ad adottare la tariffa puntuale e una delle primissime in Italia dopo Trento e Treviso, dove il sistema ha già portato a risultati confortanti, con un significativo ulteriore aumento della raccolta differenziata rispetto al semplice porta a porta. Anche nella città ducale, dove tra i Cinque stelle brucia ancora la sconfitta dell’inceneritore di Ugozzolo acceso a fine estate 2013, Pizzarotti e i suoi cercano soluzioni alternative e continuano nel percorso cominciato nel 2012, che in poco più di due anni ha portato le percentuali di raccolta differenziata a una media del 70 per cento in tutto l’abitato diminuendo la quantità di rifiuti da smaltire conferiti nel forno. La tariffazione puntuale è un’altra tappa verso il cambiamento di strategia sul trattamento dei rifiuti, che potrebbe contribuire quindi ad abbassare ancora di più il livello dell’indifferenziata da bruciare. “Stiamo lavorando per portare a compimento un’operazione di equità – ha detto il sindaco, che ha presentato l’iniziativa insieme al consulente della multiutility Iren Raphael Rossi – affinché ognuno paghi in rapporto a ciò che consuma. Con il lavoro che stiamo facendo nel settore rifiuti e l’applicazione di questo nuovo sistema di misurazione diventeremo una realtà rappresentativa in Italia”.

Antonio Fattore

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