PIGNATARO M. / VITULAZIO – Nell’ambito dell’operazione (eseguita dai carabinieri della Compagnia di Capua, coadiuvati dai colleghi delle stazioni di Vitulazio e di Pignataro) che ieri mattina (7 agosto) ha portato all’arresto di quattro persone riconducibili al clan camorristico Lubrano – Ligato (leggi qui), le forze dell’ordine non sarebbero riuscite a portare in carcere tutti i destinatari del fermo emesso dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, il dottor Antonio D’Amato. Secondo indiscrezioni, infatti, mancherebbe all’appello Luigi Messuri, storico elemento della consorteria criminale che opera da decenni nell’Agro caleno. L’uomo, uscito dal carcere poche settimane fa, si sarebbe reso irreperibile.
Sono, invece, finiti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere la moglie e la figlia del boss Antonio Raffaele Ligato – Maria Giuseppa Lubrano e Felicia Ligato -, oltre ad Antonio Cuccari di Pastorano e Vincenzo Sellitto di Pignataro.
I quattro, difesi dagli avvocati Carlo De Stavola, Nicola Filippelli ed Emilio Martino, sono accusati di aver chiesto il pizzo ai gestori della società Romagnuolo Tyres di Pignataro Maggiore, di un caseificio di Vitulazio (che ha sedi anche a Teano e Pastorano) e di un vivaio sempre di Pignataro.
La tentata estorsione – cominciata nel mese di luglio ma con tempi e circostanze diverse – sarebbe emersa grazie alla denuncia delle vittime che avrebbero dato impulso alle indagini degli inquirenti. Secondo l’accusa, i cinque avrebbero portato a termine reiterate richieste di denaro per conto della locale criminalità organizzata e non avrebbero esitato a usare violenza e minacce (anche attraverso l’uso delle armi) per convincere le vittime a pagare.
Red. Cro.