PIGNATARO M. – Un aggiornamento sulle vicende politico-giudiziarie dell’ingegnere Giuseppe Vitiello, l’ex presidente del carrozzone “Pignataro Patrimonio Srl” conosciuto come il “Vitiello d’oro” per gli sperperi della municipalizzata per la raccolta dei rifiuti: è stato cacciato dalla lista “Verdi-Puglia ecologista e civica” in provincia di Bari grazie al fatto che il blog di giornalismo investigativo “Pignataro Maggiore News” ha tra i suoi pochi ma affezionati lettori anche cittadini pugliesi. In una lunga nota diffusa alla stampa, il “Vitiello d’oro” ha detto di aver ritirato la candidatura, ma in realtà sono stati i commissari regionali della “Federazione dei Verdi di Puglia”, Simona Internò e Maurizio Parisi, a chiedergli di fare un passo indietro. Insomma, Giuseppe Vitiello è stato cacciato dalla lista dopo che “Pignataro Maggiore News” (in data 18 maggio 2015) aveva pubblicato la seguente notizia: “Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, seconda sezione monocratica, in data 13 maggio2015, haemesso una sentenza relativa al carrozzone mangiasoldi “Pignataro Patrimonio Srl”, condannando l’ex presidente, ingegnere Giuseppe Vitiello, alla pena di diecimila Euro di ammenda, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni in favore della costituita parte civile – il Comune di Pignataro Maggiore, rappresentato dall’avvocato Giovanni Merola – da liquidarsi in separata sede. Giuseppe Vitiello è stato riconosciuto responsabile per il capo “A” dell’imputazione perché “quale legale rappresentante della “Pignataro Patrimonio Srl”, gestore del sito di stoccaggio rifiuti urbani, consentendo che il percolato fuoriuscisse da un cassone contenente RSU e non effettuando una corretta impermeabilizzazione del suolo, smaltiva impropriamente rifiuti speciali non pericolosi allo stato liquido depositandoli in modo incontrollato sul suolo del piazzale della ditta “Pignataro Patrimonio srl”. Per il capo “B” dell’imputazione – relativo allo scarico delle acque reflue, in quanto la “Pignataro Patrimonio Srl” gestiva anche il depuratore comunale – Giuseppe Vitiello è stato assolto (insieme con il co-imputato Giorgio Magliocca, ex sindaco di Pignataro Maggiore) “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”.
Nella sua già citata nota, Giuseppe Vitiello non ha ovviamente perso l’occasione (riferendosi alla suddetta condanna in primo grado) per scagliarsi contro i giornalisti pignataresi. Ma altri problemi giudiziari (condanna definitiva, che ha fatto finta di “dimenticare”) il “Vitiello d’oro” li aveva avuti ben prima che approdasse a Pignataro Maggiore. Ne ha parlato ancora una volta “Pignataro Maggiore News”, in data 14 settembre 2013, riferendo quanto segue: “Quando creò il carrozzone clientelare per la raccolta dei rifiuti “Pignataro patrimonio srl”, l’allora sindaco Giorgio Magliocca non trovò di meglio che scegliere come presidente della municipalizzata un soggetto – l’ingegnere Giuseppe Vitiello – che aveva sul groppone una condanna proprio per aver violato la legge nel delicatissimo settore. È quanto apprende “Pignataro Maggiore News” da fonte fiduciaria solitamente bene informata sul curriculum di Giuseppe Vitiello, ingegnere nato a Torre Annunziata nel 1956 e poi diventato personaggio di potere in Toscana, soprattutto a Viareggio e dintorni, in provincia di Lucca. Teatro delle spericolate gesta dell’ingegnere Giuseppe Vitiello, nella vicenda in questione, è il territorio di Camaiore, Comune appunto in provincia di Lucca. Il 12 marzo 2005 – come riferisce ancora la nostra fonte – Giuseppe Vitiello fu colpito da un decreto penale di condanna emesso, su richiesta del pubblico ministero competente, dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lucca per due episodi riguardanti la stessa fattispecie di reato verificatisi a Camaiore nelle date del 3 febbraio 2003 e del 3 novembre dello stesso anno, con la violazione delle “norme di attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio”. In entrambi i casi, Vitiello fu ritenuto responsabile della violazione dell’articolo 33 del Decreto Legislativo del 5 febbraio 1997 numero 22, connesso alla circostanza prevista dall’articolo 51 comma 1 lettera A (“Attività di gestione di rifiuti non autorizzata”), che recita tra l’altro: “1. Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti prodotti da terzi in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 27, 28, 29, 30, 31, 32 e 33 è punito: a) con la pena dell’arresto da tre mesi ad un anno o con l’ammenda da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni se si tratta di rifiuti non pericolosi (…)”.
Nel primo caso – per il reato commesso il 3 febbraio 2003 – fu applicato anche l’articolo 110 del Codice penale perché evidentemente Vitiello era stato coinvolto nella vicenda insieme con altre persone. Si trattò, in sintesi, di un reato continuato in concorso, con la condanna a un’ammenda di attuali Euro 5.179,00.
Ricevuta la notifica del decreto penale di condanna emesso dal Giudice delle indagini preliminari il 12 marzo 2005, Giuseppe Vitiello avrebbe potuto presentare opposizione a seguito della quale si sarebbe andati al dibattimento davanti al giudice monocratico del Tribunale di Lucca, nel quale l’ingegnere avrebbe potuto tentare di dimostrare la propria innocenza. Al contrario, Vitiello preferì aspettare che il decreto penale di condanna a suo carico – in mancanza di formale opposizione – diventasse esecutivo, cosa che avvenne il 19 maggio 2005, e pagare subito dopo la pena pecuniaria in data 31 maggio 2005”.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it