Il libro di Maria Bocci, “L’‘anima cristiana’ della contestazione” (Studium, 296 pagine, 29 Euro), racconta – come recita il sottotitolo – “Gli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore”. La storia della gioventù cattolica durante i lunghi anni Sessanta è indispensabile per capire la contestazione studentesca. All’origine della solidarietà generazionale e della sollevazione simultanea dei ragazzi del Sessantotto ci sono infatti tensioni ideali pregnanti e capaci di creare orizzonti comuni di senso, tanto più presenti nelle fasce della popolazione giovanile collegate al mondo cattolico. Questa è la storia di una delle avanguardie più notevoli del Sessantotto italiano, gli studenti dell’Università Cattolica. Il volume ne segue le prospettive ideologiche e le dinamiche di sviluppo tra anni Cinquanta e Sessanta, grazie a un notevole apparato di documenti editi e inediti che permette una ricostruzione puntuale e complessiva degli eventi, suggerendo chiavi interpretative utili per capire come e perché i ragazzi dell’ateneo del Sacro Cuore hanno anticipato i tempi e hanno fornito reparti avanzati che nel ’68 si sono collocati in prima linea.
L’autrice, Maria Bocci, è professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tra i suoi interessi di ricerca si segnalano la storia del cattolicesimo sociale, il dibattito alimentato dagli intellettuali cattolici tra il ventennio fascista e la ricostruzione democratica e la storia dell’ateneo del Sacro Cuore. Si occupa inoltre di movimenti ecclesiali e delle vicende del cattolicesimo italiano nel secondo dopoguerra.
Per i nostri affezionati lettori pignataresi, il libro di Maria Bocci ha sicuramente un motivo di interesse in più: cita infatti più volte il professor Francesco Vito, nato a Pignataro Maggiore nel 1902 e morto a Milano 1968, che fu dal 1935 docente dell’Università Cattolica e rettore dal 1959 al 1965. Scrive tra l’altro Maria Bocci: “(…) le autorità accademiche non ne ricavavano l’impressione di aver a che fare con studenti del tutto affidabili dal punto di vista della ‘consapevolezza cristiana’ (…). “Era il parere del rettore Francesco Vito, il quale si riferiva soprattutto all’Augustinianum notando che a metà degli anni Sessanta i collegiali ‘lasciavano a desiderare per consapevolezza cristiana e coerenza’”.
Red. Cro.