“Dai Maccabei alla Mishnah” di Shaye J. D. Cohen (Paideia Editrice, 424 pagine, 42 Euro) è un libro complesso fin dal titolo, al punto che per un pubblico non di specialisti bisogna dire subito che cosa significa. La Mishnah (“ripetizione”) è un’antologia di pronunciamenti giuridici su vari argomenti, prodotta dai rabbini (“rabbi” nella sua forma originaria) del secondo secolo dopo Cristo e rivista da rabbi Giuda il Patriarca. I Maccabei erano una dinastia fondata da Mattatia Asmoneo e suo figlio Giuda Maccabeo, che governò i giudei dal 160 circa al 63 avanti Cristo, quando i romani entrarono in Gerusalemme. Nella Bibbia – in quello che i cattolici chiamano Antico Testamento – il Primo e il Secondo libro dei Maccabei raccontano la vittoriosa insurrezione giudaica contro il re di Siria Antioco IV Epifane (uno degli eredi dell’impero di Alessandro Magno) che perseguitò gli ebrei nel tentativo di imporre le usanze e gli Dèi dei “pagani”, cioè dei Greci. Quella dei Maccabei fu una guerra contro la dominante e all’epoca universale cultura ellenistica. Citiamo dal Primo libro dei Maccabei: “Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi immondi e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza; così appunto morirono” (capitolo primo, versetti 62 e 63).
L’autore del presente volume – pubblicato negli “Studi biblici” fondati da Giuseppe Scarpat -, Shaye J. D. Cohen, è professore di letteratura e filosofia ebraiche nel Dipartimento di Lingue e Civiltà Orientali dell’Università di Harvard, uno tra gli esperti più noti della storia giudaica in età ellenistica e romana; ha tra altro scritto una biografia intellettuale di Flavio Giuseppe (storico ebreo nato nel 37 dopo Cristo), in uscita per i tipi della stessa casa editrice Paideia. “Dai Maccabei alla Mishnah” – che è un’opera di notevole interesse – viene presentato come una “introduzione alla storia giudaica del periodo ellenistico e romano, considerata nelle sue pratiche e nelle sue istituzioni, non in una prospettiva meramente funzionale o propedeutica alla storia del cristianesimo. È ferma convinzione dell’autore che lo studio degli inizi del cristianesimo è compito della storia del giudaismo antico, entrambi partecipi della cultura greca e romana”.
Red. Cro.