Di questi tempi ogni protagonista di romanzo deve fare almeno il doppio lavoro, o quantomeno deve essere depositario di un paio di vocazioni: l’impegno ufficiale per mettere assieme i contributi della pensione e poi, necessariamente, deve fare anche l’investigatore. Non esiste il protagonista unicamente medico, carpentiere, professore o assistente sociale che non si interessi dei cadaveri eccellenti; ma tra un timbro e l’altro sul cartellino, tra una firma e l’altra sul registro delle presenze, deve pure scoprire un assassino o, se gli va bene, salvare un innocente da sospetti infondati. Tanto meglio, quindi, se l’autore del romanzo è uno scrittore come il napoletano (e tifoso del Napoli) Maurizio de Giovanni che tra un’indagine e un sospetto tira fuori un personaggio che presenta altresì una sua precisa personalità, muovendosi abilmente tra thriller e psicologia femminile nel suo nuovo libro (destinato immancabilmente al successo) “Troppo freddo per Settembre” (Einaudi, 264 pagine, 18,50 Euro).
Dicevamo dell’assistente sociale, tra i possibili mestieri da attribuire ai personaggi da romanzo. Quella nata dalla penna e dalla fantasia di Maurizio de Giovanni – Gelsomina Settembre della Mina – è un’altra che non si fa i fatti suoi, che non si accontenta di soccorrere i casi umani, aiutare i poveri disgraziati, sopperire alle manchevolezze del Welfare e fare severe riflessioni sull’ingiustizia del mondo intero. Ecco, allora, che spunta il cadavere: Giacomo Gravela, un professore di italiano in pensione, viene trovato morto nel sottotetto dove la sera si ritirava a dormire. Pare che a ucciderlo sia stato il monossido di carbonio di una vecchia stufa, ma il magistrato De Carolis non crede a una disgrazia. Gelsomina Settembre – che Maurizio de Giovanni ci presenta come indomabile, sottopagata, splendida (suo malgrado provocante), e dobbiamo credergli sulla parola, anzi sulla scrittura – assistente sociale nei Quartieri Spagnoli, viene coinvolta nel caso dalla madre di Rosario Contini, appena uscito dal carcere e sospettato dell’omicidio dell’anziano, che era stato suo insegnante. Mina, al solito intuitiva ed empatica, accetta di occuparsene e trascina con sé un bellissimo ginecologo del consultorio in cui lavora. Finisce perciò per cacciarsi nei guai, ma poi – grazie al fatto, possiamo immaginare, che lo scrittore sembra avere simpatia per lei: ci si può invaghire dei propri personaggi, a volte – Mina, quando tutto sembra perduto, risolve la situazione con un colpo di genio e una buona dose di follia. Poco importa se, come accade in questo freddo gennaio, ciò significa mettersi contro una famiglia dal nome pesante, di quelle che nei vicoli della città vecchia (Napoli, ovviamente) decidono ogni cosa. Mina non si tira indietro, anzi, trascina con sé – in una missione di soccorso che corre parallela alle indagini della magistratura, condotte da una sua vecchia conoscenza – le amiche più care e due uomini resi temerari solo dall’adorazione che hanno per lei. Una nostra rivelazione: il terzo uomo che adora Mina è proprio lui, lo scrittore Maurizio de Giovanni.
Red. Cro.