MONDRAGONE – Avevano messo in piedi un’organizzazione impeccabile: due case a disposizione, annunci su internet e call center con voce suadente che indicava la strada da percorrere per raggiungere le signorine a disposizione per qualche ora di sesso. Sfortunatamente per le persone che avevano messo in piedi questo losco traffico, le forze dell’ordine hanno scoperto tutto. Questa mattina, infatti, i militari della Compagnia dei carabinieri di Mondragone, su ordine del Giudice per le indagini preliminari di Santa Maria Capua Vetere, hanno eseguito dei provvedimenti restrittivi tra le provincie di Caserta e Napoli ai danni di dodici persone accusate a vario titolo di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Si tratta di Luigi Tramontano, Federica Caiazza, Antonio Scotto Di Gregorio, Paola Visone, Andrea Di Luise, Rita Amoroso, Xiomara Rojas, Loredana Gargiulo, Vincenzo Picone, Mario Pantano e Ferdinando Licciardiello. Le indagini condotte dai militari per circa un anno e mezzo – a partire dall’inverno del 2012 e sotto la guida Procura della Repubblica sammaritana – hanno permesso agli investigatori, anche grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, di individuare due abitazioni, una a Carinaro (nel casertano) e una a Pozzuoli (nel napoletano), trasformate in vere e proprie case di prostituzione di giovani donne, italiane e straniere.
Ognuno dei soggetti appartenenti al sodalizio criminale rivestiva, in seno allo stesso, un ruolo ben preciso e aveva una “specializzazione”. Due gestivano e organizzavano le due case di prostituzione. Il proprietario del villino a Carinaro metteva a disposizione del gruppo l’abitazione di sua proprietà (ora sottoposta a sequestro preventivo), con la piena consapevolezza dell’attività che si svolgeva, a tal punto da chiedere un canone di locazione notevolmente maggiorato rispetto a quello di mercato. Altri si occupavano di pubblicizzare, con messaggi promozionali sui siti internet ‘bakekaincontri.it’ e ‘mercatone.it’, le due case di appuntamenti. Una delle prostitute si occupava di reclutare altre giovani disposte, come lei, a lavorare nelle case. Al telefono, invece, c’erano delle ragazze dalla voce suadente che, una volta ricevute le telefonate dei clienti, gli illustravano il listino prezzi e, in maniera molto esplicita, la natura e la tipologia delle prestazioni sessuali. Quindi li guidavano, attraverso il telefono, verso le due abitazioni. Un altro indagato si occupava di trasportare le giovani donne dalle rispettive abitazioni fino al “luogo di lavoro” e una sua “collega” ne curava l’aspetto fisico. Un commercialista di Napoli predisponeva la documentazione fiscale e curava le pratiche burocratiche volte a conferire alla casa di Carinaro una parvenza di legalità e a farla risultare un centro massaggi.
Uno degli indagati è un vigile urbano (Vincenzo Picone) in servizio presso la polizia municipale del Comune di Carinaro, accusato del reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, poiché, in cambio di prestazioni sessuali da parte delle giovani prostitute, ha evitato di segnalare le illegalità riscontrare nel corso delle sue visite nella villetta. Tra gli indagati, poi, c’è pure una mamma che, in sostituzione di una delle figlie, momentaneamente indisposta, ha assicurato il rimpiazzo della stessa sul “posto di lavoro” con l’altra giovane figlia.