VITULAZIO – È quasi scaduto il termine perentorio per la presentazione delle “osservazioni” all’approvando Piano Urbanistico Comunale di Vitulazio, adottato in data 28 luglio 2016 con la delibera n. 65 dalla Giunta Comunale, retta dal sindaco Luigi Romano e pianificato da uno staff di tecnici, sotto la guida del Responsabile dell’Ufficio Urbanistico, l’Architetto Lidia Callone e con la consulenza tecnico-scientifica del Dipartimento di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli. Altre poche ore per conoscere quante osservazioni sono giunte agli uffici del Comune per chiedere un ritocco al Piano urbanistico. Se ne prospettano parecchie e, dopo averle esaminate, la Giunta dovrà deliberare se accettarle, tutte o in parte, e quindi modificare quanto ha già programmato o respingerle e continuare sulla strada intrapresa con l’approvazione definitiva di quanto già prospettato in precedenza.
Ci saranno diverse tipologie di “osservazioni”, quelle che chiedono la diminuzione del suolo da destinare alla cementificazione, sia nella zona urbana che in quella produttiva, e quelle che chiedono la riduzione del numero di alloggi previsti. Molte altre saranno a firma dei tanti cittadini rimasti “a bocca asciutta”, i quali chiedono di far introdurre anche i loro terreni nelle zone edificabili o produttive, con un’ulteriore previsione in aumento.
Sul tipo di decisione che prenderà il sindaco Romano si dovrà attendere e la sua scelta sarà resa pubblica attraverso una delibera di Giunta Comunale che, oltre ad elencare le “osservazioni” presentate in questi ultimi 60 giorni, dovrà anche motivare eventuali accoglimenti o bocciature con le cosiddette “controdeduzioni”. Al termine di questo iter, verrà convocato il Consiglio Comunale che approverà la proposta della Giunta del sindaco Romano, ovvero il documento finale del Piano Urbanistico con l’annessa Valutazione Ambientale Strategica. Solo dopo quest’ultimo passaggio burocratico, i cittadini e comitati vari non soddisfatti di quanto previsto ed approvato definitivamente dall’Amministrazione Comunale, potranno presentare un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, chiedendo ai Magistrati l’accoglimento delle loro richieste cestinate dall’Ente e di farle inserire nel Piano Urbanistico Comunale.
Nelle ultime settimane, infatti, tra i vari incontri pubblici e manifesti murari ad opera di movimenti, partiti e consiglieri comunali di minoranza, diverse sono state le denunce pubbliche effettuate e che hanno sollevato numerosi dubbi su questa “scellerata” previsione di edificare ulteriori 830 alloggi a fronte degli oltre mille già costruiti negli anni scorsi e di ampliare la zona produttiva senza che vi sia una reale esigenza. Senza poi parlare delle discriminazioni di trattamento compiute nei confronti di proprietari dei suoli (avvantaggiati o penalizzati), tra aree dichiarate edificabili o sature, tra aree divenute industriali ed annesse strade interne e svincoli vari su arterie principali e dei grossi comparti dove sono previste delle vere e proprie cementificazioni. Espandere la zona produttiva invece di ridurla, poiché gli investimenti imprenditoriali degli scorsi anni non hanno favorito lo sviluppo economico ed occupazionale, senza poi considerare che una buona parte degli alloggi realizzati in passato sono sfitti e invenduti, e con un’ulteriore cementificazione andrebbero perfino a svalutarsi. Quindi, una futura crescita urbanistica che non si comprende bene a chi porterà giovamento e chi ci guadagnerà davvero, considerando che già nel giro di 10 anni la popolazione è aumentata di 2.000 unità ed altrettante sono previste per gli anni futuri.
Un caso paradigmatico, tra i tanti avvantaggiati e penalizzati, lo abbiamo riscontrato in località Pezzagrande, ovvero nella zona industriale e commerciale D2, dove ci sono dei terreni di proprietà di alcuni amministratori locali. Per intenderci, quella vasta area posizionata alle spalle di alcuni fabbricati commerciali (Hotel Hermitage e limitrofi) posti proprio di fronte al Centro Commerciale “Il Decumano”. Prima di tutto è opportuno chiarire che i terreni di proprietà di un esponente della minoranza sono stati declassati da industriali ad agricoli, mentre quelli riconducibili ad un rappresentante della maggioranza, collocati solo a pochi metri di distanza da quelli di proprietà dell’oppositore, continuano ad avere la destinazione nella zona produttiva. In detta area, infatti, è stata prevista anche la realizzazione di una nuova strada di accesso sulla Statale Appia che non segue l’attuale tracciato della “mulattiera” già esistente, ma che viene dislocata e allargata su un solo lato. Sono state previste delle strade interne che circondano questi terreni ed, esaminando quello dell’esponente di maggioranza, emerge che su quattro lati del suo appezzamento di forma rettangolare, ben tre sono circondati da strade. Queste strade di sviluppo per la zona produttiva vengono poi pianificate non sui terreni del politico, ma su quelli posti a confine e sui quali pendono finanche i vincoli per le fasce di rispetto, poiché non è possibile costruire capannoni a meno di dieci metri dalle strade programmate. Difatti, questi terreni, saranno liberi di strade e fasce di rispetto e dovranno solo ospitare capannoni.
È opportuno chiarire che con l’approvando Piano Urbanistico Comunale e con la previsione di realizzare altri 830 alloggi, non si è tenuto conto del passato e della gravità del disastro urbanistico, ambientale e sociale che è stato compiuto negli ultimi 15 anni a Vitulazio. Un periodo di pura follia “cementificatoria” con la realizzazione di oltre 1.500 alloggi (numero citato dal sindaco Luigi Romano nell’anno 2009), durante il quale è stata favorita la speculazione edilizia e il consenso politico con le approvazioni di lottizzazioni – realizzate senza alcuna pianificazione (dall’assenza PRG alla decadenza delle norme di salvaguardia). Periodo di follia di cui ha approfittato la criminalità organizzata e non solo quella attiva sul territorio, ossia il cosiddetto “clan dei casalesi”, ma finanche quella operante nell’area vesuviana e specializzata nel traffico delle sostanze stupefacenti. Tale aspetto è certificato da quanto accaduto in queste ore. È di questi giorni, infatti, la notizia dello sgombero di “inconsapevoli famiglie” che avevano “acquistato” alcuni dei 60 appartamenti ubicati nei palazzi costruiti in viale Dante dalla Società “Vita Costruzioni” srl di Boscoreale (lottizzazione approvata con la delibera di Consiglio Comunale n. 40 del 22.11.2004 e rilasciata all’imprenditore Giuseppe Vita da Boscoreale, in una delle varie sindacature Romano) e posti a sequestro preventivo in data 09-01-2014 inrelazione a dei reati di “natura mafiosa” accertarti dalla Procura di Torre Annunziata e confermati dal Tribunale di Napoli.
Queste abitazioni, secondo i magistrati, sono il frutto dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti attuato nella fiorente piazza di spaccio del “Piano Napoli” e riconducibili al boss Francesco Casillo, considerato elemento di spicco del clan camorristico Aquino-Annunziata, operante a Boscoreale e limitrofi, già condannato per reati di camorra, spaccio e omicidio ed attualmente detenuto. Difatti, come già avvenuto e documentato con l’appena citato episodio dei “beni della camorra vesuviana”, è opportuno temere che un’ulteriore cementificazione con dei grossi comparti (lottizzazioni) non potrà evitare ulteriori interessamenti da parte di imprenditori “forestieri” – dietro i quali si potrebbero occultare gli interessi della camorra finalizzati a riciclare il denaro di provenienza illecita attraverso dei prestanome.
Inoltre, tutti ricorderanno l’invasione “barbarica” sul territorio vitulatino delle betoniere e delle pale meccaniche e delle centinaia di migliaia di metri cubi di calcestruzzo “gettato” per edificare gli oltre 1.500 alloggi. Ad averne un diretto guadagno non solo le varie società della zona che operavano nel settore del “calcestruzzo”, ma anche la camorra poiché aveva la propria percentuale sui guadagni. Questo dato emerge proprio dagli accertamenti compiuti della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che dalle proprie indagini ha dedotto che agivano in un sistema “oligarchico” e controllato dal cosiddetto “clan dei casalesi” (famiglie Schiavone e Zagaria). È ancora in corso il procedimento che vede al centro la Beton Me. Ca. srl di Vitulazio (famiglia Di Rauso) e la Cls srl di Pastorano (famiglia Palladino), le quali – secondo i magistrati della DDA – operavano in una posizione prevalente nel mercato del calcestruzzo, poiché facevano parte di un “cartello” di ditte imposte dalla camorra con dei prezzi maggiorati rispetto a quelli correnti. Come contropartita – sempre secondo i magistrati della DDA – gli imprenditori versavano periodicamente ai “casalesi” una percentuale dei loro guadagni. Al momento, gli imprenditori in questione, sono sotto processo ed i loro beni sono sottoposti a sequestro preventivo ed affidati ad un amministratore giudiziario. Qualcuno di loro, infatti, gode di “amicizie” tra ambienti politici ed imprenditoriali vitulatini da sempre interessati alle faccende che riguardano l’edilizia.
E ancora ci sono le tante richieste estorsive, intimidazioni e danneggiamenti che negli anni hanno riguardato alcuni imprenditori edili locali. Difatti, sono diversi gli atti d’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e le condanne emesse dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, da dove non solo si intuisce chi veramente ha “denunciato” la camorra, facendo arrestare e condannare gli esponenti del cosiddetto “clan dei casalesi”, ma finanche l’interessamento dello stesso clan sull’immenso giro di affari che l’edilizia ha prodotto a Vitulazio negli ultimi anni. Interessante è la posizione del vitulatino Maurizio Fusco nelle fila del “clan dei casalesi”, quale reggente del “gruppo Schiavone” e capo zona per i Comuni di Grazzanise, Vitulazio, Bellona e Triflisco e paesi limitrofi. Prima dell’ascesa del Fusco, la zona era controllata dal grazzanisano Alfonso Cacciapuoti, poi finito in manette. Fusco, attualmente detenuto poiché sta scontando una serie condanne per reati aggravati dal metodo mafioso, tra cui diverse estorsioni, era impegnato nella gestione dell’attività illecite relative alle estorsioni nei confronti di imprenditori nella zona di competenza, tramite alcuni suoi gregari che si recavano sui cantieri per riscuotere periodicamente il pizzo.
Tutto ciò che vi è stato raccontato nelle nostre precedenti inchieste giornalistiche, dove non solo abbiamo cercato di riportare, senza alcuna faziosità, quanto è stato previsto nell’approvando Puc, ma abbiamo raccolto anche la voce del dissenso, tramite video-interviste, manifesti murari e diffusione dei filmati realizzati nei vari incontri pubblici che si sono susseguiti nel tempo. A margine di questo articolo, vi proponiamo un’ulteriore video che in modo sarcastico “custodisce” le varie testimonianze che abbiamo raccolto nel tempo sul tema del Puc, dell’ulteriore cementificazione e dell’ampliamento della zona industriale. Delle vere e proprie “pubbliche denunce”, con delle gravi affermazioni fatte dai Consiglieri Comunali Raffaele Russo, Achille Cuccari e Giovanna Del Monte e del presidente della sezione del Partito Democratico di Vitulazio, l’avvocato Mario De Rosa. In questo video di “denuncia-sarcastica”, viene proposto anche un intervento di un cittadino, proprietario di un terreno ricadente in una zona dove è prevista la realizzazione di un grosso comparto di oltre 70 alloggi, il quale racconta “per filo e per segno” di aver avuto un colloquio con il sindaco e ne riassume finanche i dettagli della conversazione ed il tutto è seguito dalla testimonianza dell’ex vice-sindaco, Giovanna Del Monte, defenestrata proprio da Romano, la quale racconta di come il sindaco incontra i proprietari dei suoli interessati alla realizzazione di alloggi e capannoni.
01.12.2016
Alfredo Di Lettera