Venerdì 21 febbraio: Federico Salvatore in “Malalengua”, al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

Venerdì 21 febbraio: Federico Salvatore in “Malalengua”, al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Venerdì 21 febbraio 2020, ore 21.00 al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere (Info 0823799612), Arancia Records & Musicaè Management presentano Federico Salvatore in Malalengua di Federico Salvatore

con la band composta da

Menotti Minervini (basso e contrabbasso)

Giacomo Anselmi (chitarre)

Luigi Zaccheo (piano e tastiere)

Daniele Iacono (batteria e percussioni)

service audio/luci Free Service Ciro Ascione

fonico Antonio Ferrentino

luci Alessio Sepe

Venerdì 21 febbraio alle ore 18.30, Federico Salvatore sarà ospite al Salone degli Specchi del Teatro Garibaldi per un incontro con il pubblico, condotto da Mimmo Cice.

Anche la bruttezza ha la sua bellezza. La stessa immagine del diavolo è bella se ne rappresenta bene la bruttezza. E il brutto di Napoli, se rappresentato bellamente, serve a prenderne consapevolezza e a sostenere una vera e propria tesi morale.

Federico Salvatore con lo spettacolo (teatro-canzone) Malalengua (titolo anche del suo nuovo album), porta in scena il bello del brutto di Napoli.

La malalengua non è solo l’odio mascherato dei maldicenti, ma anche la lingua inchiodata di un Pulcinella sputaveleno, che scaglia dal cielo un diluvio di sputi (metafora di acqua lustrale) sulle memorie labili dei napoletani di oggi.

Un Pulcinella smascherato che porta in scena tutte le contraddizioni che rendono Napoli diversa dal resto del mondo. La città-femmina, eterna Lucia canazza, umiliata e vilipesa, che incarna tutti i cinquanta sinonimi di prostituta che i napoletani hanno rivolto alle malefemmine durante i secoli.

E come contraltare mistico, confronta il Cristo flagellato (Ecce Homo) con il calvario della sua città natale (Ecce Napoli).

Se è Napoli la bella addormentata nel Sud da risvegliare, Pulcinella contrappone al leitmotiv turistico “Vedi Napoli e poi muori”, la sua doviziosa disamina del chitemmuorto. Ma è anche una malalingua racconta favole: come quella d’Italia che, sedotta da uno scimpanzè, mette al mondo i due fratelli coltelli Nordista e Sudista; come quella delle carte da gioco umanizzate, con le stesse peculiarità dell’uomo; come la battaglia fra tutti gli elementi di un fritto misto per dileggiare il mondo malavitoso napoletano; o come quella dei sei regali che il Padreterno concede al re, al papa, al soldato, al mercante, al povero e alla femmina.

Insomma, un cantattore che a colpi di versi e rime ha l’illusoria pretesa di destare le coscienze dei suoi coetanei e l’interesse della nuova generazione dello smartphone.

Nella vita, come sul palcoscenico, approfittando della libertà che la società ha sempre concesso ai buffoni di corte e ai pazzi, Federico Salvatore si è sempre posto fuori da ogni regola e, con Malalengua, conferma ancora una volta il suo stile ostile.

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