NAPOLI – La ditta che si occupava prima della creazione del nuovo sistema digitale kimera della videosorveglianza allo stadio di Napoli non possedeva i requisiti per poter svolgere quel tipo di servizio, come lo stesso titolare arrestato oggi dalla Digos sapeva bene. Parlando al telefono con un consulente del Calcio Napoli, e intercettato dagli inquirenti, spiega di aver ricevuto una mail: “Vogliono sapere se noi siamo idonei per lavorare con loro. Vogliono tutte le certificazioni e non le teniamo”. Quindi chiarisce di quali certificati non sono in possesso: “il D.U.R.C. non lo teniamo… niente… nominativo corso… non teniamo niente noi … corso… nomina del medico… pure il medico… visite mediche… corso di formazione… non teniamo niente qua noi… il corso addetto primo soccorso… corso di formazione”.
I primi atti di sabotaggio, come ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip partenopeo, risalgono al 26 ottobre 2011, dopo circa un mese dalla consegna formale dell’impianto da parte dell’ingegner Stefano Nasti al Comune di Napoli. Il secondo episodio e’ avvenuto invece l’11 gennaio 2012, ossia dopo circa 20 giorni dallo stanziamento da parte del Comune della somma di 4,2 milioni di euro destinata alla realizzazione di un impianto di videosorveglianza digitale a copertura della curve A e B dello stadio San Paolo.